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I Vicchitti di S. Antonio

Nella piccola chiesa di S. Antonio a Prizzi ancora oggi sono poste ai lati della Madonna e il bambin Gesù due statue molto particolari: I Calogeri, dal greco “bella vecchiaia”, noti in dialetto con il nome di Vicchitti, la cui umile fattura mai ha destato lo sguardo curioso di qualche esteta. Siamo ben consapevoli che è un modo un po’ articolato per descrivere delle sculture, ma capirete leggendo, perché su alcuni spiacevoli appellativi è stato posto un pacato veto. Ora, veniamo alla storia!

Molto tempo fa due torbiti, ovvero due giovani molto monelli, avevano il cattivo vezzo di scuitari e infastidire, l’anziano parroco, un pover uomo che a stento ormai muoveva i suoi passi fra le acciottolate stradine del paese. Ogni giorno, questo buon vecchio uomo di Dio, faticosamente giungeva alla chiesa di S. Antonio per pregare e, poiché anche la vista lo stava abbandonando, era solito sedersi davanti al portone nei giorni di sole per godere degli ultimi sprazzi di luce prima dell’inevitabile ottenebramento. È facile immaginare a questo punto che due annoiati giovani, dal cuore ancora non temprato dalla misericordia umana, senza alcun riguardo, si divertivano alle spalle del povero parroco. Ogni gioco era ideato per dispetto, sempre pronti con l’immancabile fionda. Qualsiasi cosa nel circondario della chiesa diveniva armamentario e mai mancavano urla e canti intonati per interrompere la quiete di quel sant’uomo che, tuttavia, con instancabile pazienza tutto sopportava.

Un giorno, mentre le due pesti preparavano l’ennesimo attacco, giunse da quelle parti un uomo assai stanco a forza di trascinare come un mulo un carretto il cui contenuto era coperto con vari drappi.
-Salve! – salutó il nuovo arrivato l’assopito prete che, ricambiando il saluto, lo invitò a sedersi.
L’uomo, accettando di buon grado, si fece posto e, una volta ripreso fiato, si intrattenne volentieri a chiacchierare. Raccontava di viaggi e sacrifici e di come, dopo aver venduto il mulo per poter mangiare, si trovava costretto a tornare a casa trascinando il carretto. – Cosa fate per vivere?- disse il buon parroco sentendo il suo cuore stringersi in una morsa di compassione. – In verità me ne vergogno… da anni vaiu firriannu fere fere per vendere delle statue realizzate da me, ormai però deciso sono… lassu perdiri, mi cerco n’atru travagliu. Un lavoro più sicuro che questa vocazione non mi ha reso molto se non di essere pigliatu pi u’culu (deriso) da tutti, cu rispetto parlando. A nessuno piacciono i miei santi!-. A sentire queste parole, il povero parroco scosso da una gran pena, ribatté: – Non possono esserci opiri e figuri di santi brutti, santi sono santi u stessu, non sono ornamento. Fatemi vedere!- L’uomo crucciato, prese due delle sue migliori opere, sicuro che alla vista di esse il prete si sarebbe ricreduto e gliele mostrò: – Come pensavo!- esclamò il parroco deciso a rincuorare l’uomo e facendo finta di guardare le statue, aggiunse: – A quanto le vendete?-. E senza neanche attendere risposta, prese quello che aveva in tasca e posò nelle mani dell’uomo, ancora incredulo, più del dovuto. – Portatele dentro, un vi siddiati! Posatele a fianco della Madonna che assai bello sarà taliarili!- Così fece l’uomo del carretto. Poi, ancora meravigliato, ringraziò e si congedó dal buon uomo che, dal suo umile scranno di pietra, non si era mosso.

-Oh… ma allura vossia proprio un vicchiazzu orbu è (babalucco cieco), quello i soldi vi ha fregato!- tuonò la voce di uno dei due marmocchi che acquattati avevano assistito a tutta la scena. Quelle accuse spazientirono il parroco più delle mille malefatte subite. Alzandosi maldestramente, per la prima volta rispose:

-LA CARITÀ non ha a che fare né con i soldi né con la vista, ma con l’aprire le braccia verso gli altri senza calpestarne la dignità!- Furente come mai l’avevano visto, i due giovani rimasero immobili ad ascoltare una lunga predica:

– Ora entrate dentro, baciate l’opere di quell’uomo e pregate! CHE I VICCHITTI VI POSSANO APPARIRE IN SOGNO E PUNIRVI SE COSÌ NON FATE!- I due entrarono svelti in chiesa. Tuttavia, un giovane cuore ancora grezzo non può essere modellato con poche parole e in così breve tempo. Una volta dentro guardando le statue, infatti, i due bisbigliarono fra loro: – Ma… chissú ladíi, proprio brutti… sti vicchitti, non si possono guardare!-

Riuscite a immaginare cosa accadde quella stessa notte? Pagarono pegno per tutte le malefatte! I terribili Vicchitti, o Calogeri che dir si voglia, proprio come aveva detto il vecchio parroco , apparvero nei sogni di entrambi pieni di collera, percuotendoli con i loro bastoni. Al mattino di quella funesta notte, portavano sulla pelle i lividi. Tremanti per lo spavento, corsero verso S. Antonio a invocare il perdono per ogni offesa, ingiuria e provocazioni. Giunti sul posto ancora con il volto pallido e smorto, proprio là, dove era solito sedere, trovarono il parroco esanime con il crocifisso fra le mani e il volto rivolto verso i raggi del sole. Troppo tardi. Non era più tempo di chiedere scusa a quel buon vecchio uomo, né, tanto meno, di ricevere spiegazioni su l’inquietante accaduto.

Da quel giorno nessuno osò più muovere parole di offesa e scherno ai Vicchitti che, ancora oggi, risiedono alla destra e alla sinistra della Madonna e sembrano sempre pronti a vendicare quell’ultimo gesto di carità.

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